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STATO DI CONSERVAZIONE DELLE TARTARUGHE MARINE NEL MAR MEDITERRANEO


Le tartarughe marine sono dei rettili che, nel corso dell’evoluzione, si sono adattati a vivere negli ambienti acquatici marini. Sebbene fisicamente e fisiologicamente sono perfettamente adattate alla vita in mare, le tartarughe marine dipendono ancora dall'ambiente terrestre durante una delle fasi più importanti del loro ciclo di vita: la deposizione e l’incubazione delle loro uova sulle spiagge costiere. Le tartarughe marine trascorrono gran parte della loro vita in mare, si spostano tra le aree di alimentazione e migrano da e verso i siti di nidificazione. Alcune popolazioni di tartarughe marine nidificano e si nutrono generalmente nelle stesse aree; altre invece si spostano anche di grandi distanze tra i siti dove si alimentano e dove vanno a nidificare una volta raggiunta la maturità sessuale; per questo hanno notevoli capacità di orientamento e navigazione. Le femmine adulte di solito tornano alle spiagge dove sono nate per deporre le uova; quando le piccole tartarughe emergono dalla sabbia, iniziano immediatamente a muoversi verso il mare e nuotano in acque più profonde. La vita per le piccole tartarughe è rischiosa: solo pochi individui su diverse centinaia o migliaia di cuccioli sopravvivrà fino a diventare un esemplare adulto. Le tartarughe marine si nutrono principalmente di alghe, meduse, spugne, coralli molli, molluschi, granchi, calamari e pesci a seconda della specie.

Nel mondo sono presenti 7 specie di tartarughe marine e 3 di queste specie, la tartaruga marina comune (Carretta caretta), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e tartaruga liuto(Dermochelys coriacea), frequentano il Mar Mediterraneo.


"Caretta caretta" è la specie di tartaruga marine più diffusa nel Mar Mediterraneo; questa specie di tartaruga si trova in tutto il Mediterraneo, ma si ritiene che sia più abbondante nella parte occidentale. Si stima che nel Mediterraneo sono presenti 3000 femmine riproduttive. I dati sulla popolazione totale non sono noti perché

i giovani e i maschili non arrivano a terra, quindi i dati sulla popolazione si basano principalmente sul numero di femmine adulte che nidificano sulle spiagge. Caretta caretta nidifica principalmente in Grecia, Turchia, Cipro e Libia; pochi esemplari nidificano lungo le coste italiane (Lampedusa).



"Tartaruga verde" si trova nelle acque tropicali e subtropicali in tutto il mondo, compreso il Mar Mediterraneo. Rispetto alla tartaruga marina comune, la tartaruga verde è più rara nel Mediterraneo; si stima

la presenza di 300 femmine riproduttive. Le femmine nidificano su alcune spiagge del Mediterraneo: gli unici siti di deposizione conosciuti sono lungo le coste della Turchia, di Cipro, di Israele e della Libia. Nei mari italiani la specie è molto rara e le spiagge non sono utilizzate dalla specie come aree di deposizione delle uova.



"Tartaruga liuto" è molto diffusa negli oceani di tutto il mondo, ma nel Mar Mediterraneo è piuttosto rara e più frequente nella parte occidentale; la nidificazione sulla spiagge mediterranee è un fenomeno sporadico e raro. Si stima che la popolazione mondiale di tartarughe liuto sia diminuita di oltre il 78% dall'inizio degli

anni '80. Attualmente, l’Africa occidentale è probabilmente la regione che ospita la più grande popolazione di tartarughe liuto nidificanti.



Secondo i criteri di classificazione della IUCN (International Union for Conservation of Nature) tutte e tre le specie sono considerate a rischio estinzione in tutto il mondo. La tartaruga comune e la tartaruga verde sono classificate come molto minacciate (endangered), mentre la tartaruga litio è gravemente a rischio di estinzione (critically endangered). A livello del Mediterraneo, invece, non è stata ancora fatta una valutazione

precisa a causa della carenza di informazioni. Il rischio di estinzione delle tartarughe marine è elevato in quanto risentono sia della minaccia in ambito

acquatico che terrestre. Le principali fonti di minaccia a cui sono sottoposte le tartarughe marine sono:

predazione del nido, presenza di attività antropiche nei siti di nidificazione, perdita di habitat dovuto all’urbanizzazione delle spiagge, cattura accidentale nelle reti da pesca, incidenti accidentali con le imbarcazioni, uccisioni intenzionali e inquinamento marino.

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